IL TESTAMENTO SPIRITUALE del Cardinale Giovanni Colombo
"Una lettera dal paradiso"
"Con la morte non è la vita che finisce, ma la strada del ritorno.
Fratelli e figli, non ho amato che voi, non ho lavorato che per voi sulla terra;
ma non sono riuscito a farvi tutto il bene che volevo,
tutto il bene che vi volevo.
Continuerò ad amarvi in paradiso".
Giovanni Colombo
Il testamento spirituale del Cardinale Giovanni Colombo è un piccolo capolavoro, nel quale la razionalità espositiva del linguaggio ben si concilia con la spontanea freschezza dei contenuti.
Il Cardinale Colombo volle essere fino all'ultimo un manzoniano di stretta osservanza. Il suo testamento è una sintesi mirabile di uno stile e di un modo di essere cattolico, nel quale la ragione rende omaggio alle ragioni del cuore, senza cedere all'irrazionalità. Intransigenza e carità, verità e amore si danno appuntamento, in un abbraccio che riassume la tradizione della Chiesa.
Il Cardinale Giovanni Colombo non fu mai un "vescovo per tutti", perché c'è un'identità che non si può tradire, pena l'insignificanza stessa del proprio ministero; ma fu sempre il "Vescovo di tutti" perché nessuno si potesse sentire escluso dalla proposta, esigente ma autentica, del Vangelo.
"E io voglio salvare gli uomini con il loro sapore", scrive Antoine de Saint Exupery. La sovrabbondanza della Grazia non viene a cancellare il "sapore" di ogni persona, ma piuttosto si innesta nella natura di ognuno, per trasformarla. Dio trae un vescovo, e che vescovo, anche da un uomo che, ormai adulto, si diletta a passeggiare come un fanciullo sopra una lastra di ghiaccio.
Adesso, giunto là dove possono entrare solo gli uomini con un cuore di bambino, finalmente il Cardinale Giovanni Colombo può danzare su un ghiaccio sottile come il cristallo, ma che non si spezzerà mai.
Mario Palmaro
EPIGRAFE PER LA TOMBA
DEL CARDINALE GIOVANNI COLOMBO
(nella foto qui sotto)
Tomba del Cardinale Giovanni Colombo
- Duomo di Milano -
navata destra, di fronte all'altare
del Beato Cardinale
La lastra tombale del Cardinale Giovanni Colombo porta un'epigrafe che ne sintetizza felicemente l'episcopato: "Con illuminato magistero e saggio consiglio resse la Chiesa ambrosiana". Di questa luce e di questa saggezza continuerà a beneficiare a lungo la diocesi di Milano: il passare degli anni non le cancelleranno facilmente, anche perché frutto non di improvvisazioni ed emozioni, preoccupate di attualità e di plauso, ma di coscienziosa ricerca della verità e di elaborazione accuratissima, che non era cedimento a una superficiale estetica, ma volontà di precisione e di chiarezza.
Mons Inos Biffi
IOANNES
CARD. COLOMBO
ARCHIEPISCOPUS
QUI AB ANNO 1963 AD ANNUM 1979
PRAECLARA DOCTRINA
PRUDENTIQUE CONSILIO
AMBROSIANA REXIT ECCLESIAM
FILIORUM MEMORIAE
PRECIBUSQUE COMMENDATUS
6 DEC. 1902 - 20 MAI. 1992
GIOVANNI
CARDINALE COLOMBO
ARCIVESCOVO
CHE DAL 1963 AL 1979
CON LUMINOSA DOTTRINA
E SAGGIO GOVERNO
RESSE LA CHIESA AMBROSIANA
AFFIDATO ALLA MEMORIA
E ALLE PREGHIERE DEI FIGLI
6 DICEMBRE 1902 - 20 MAGGIO 1992
Milano 18 febbraio1980
"Con la morte non è la vita che finisce, ma la strada del ritorno. Io ritorno a Dio misericordioso e giusto: Padre, Figlio e Spirito Santo. Santa Trinità Unico Dio, Dio d'amore infinitamente amabile e infinitamente amante, credo in te con la fede della santa Chiesa cattolica; desidero amarti con tutte le fragili forze del mio cuore; confido nella tua bontà che è più grande dei miei peccati.
Io ritorno al Padre. Il Signore Gesù con la sua verità e la grazia dei suoi sacramenti è la via del ritorno. Egli, che nella Chiesa mi ha sollevato - così indegno e misero - alla dignità del sommo servizio e dell'ardua testimonianza dell'episcopato, ora mi chiama presso di sé, nell'attesa di rendermi partecipe della sua beata risurrezione.
I miei giorni terreni, pur con tribulazioni, sono stati una trama di gesti d'amore, intessuti da Dio e anche dagli uomini. Dalla mia famiglia, umile e povera, ho ereditato le ricchezze che più contano: quelle dello spirito. Anche altre persone hanno molto contribuito alla mia formazione: Dio le rimeriti ampiamente. Se interrogo la mia coscienza, non trovo nulla da perdonare: nessuno mi ha volontariamente offeso. Sento, invece, d'aver molto perdono da chiedere per le mie insufficienze, negligenze e omissioni al Signore e agli uomini: lo chiedo con cuore umile e sincero, nella speranza che mi venga concesso.
Fratelli e figli, non ho amato che voi, non ho lavorato che per voi sulla terra; ma non sono riuscito a farvi tutto il bene che volevo, tutto il bene che vi volevo. Continuerò ad amarvi in paradiso.
Ricorderò il veneratissimo e amatissimo mio successore; i vescovi, specialmente quelli che ho consacrato io; i sacerdoti, soprattutto quelli che io stesso ho preparato al ministero e quelli che ho ordinati; i seminaristi a cui vanno le mie oranti nostalgie; i religiosi e le religiose, fervidi collaboratori.
Ricorderò particolarmente i piccoli, i poveri, i sofferenti e gli anziani. Mi renderò presente nel mondo della scuola, a cui avrei dedicato tutto il mio ministero, se la volontà del Signore non avesse disposto diversamente; mi farò sentire nel mondo del lavoro, cui mi legano le mie origini familiari, per la quali in ogni operaio rivedo mio padre e i miei fratelli.
Figli della Chiesa ambrosiana, credete in Gesù Cristo, perché senza di lui non c'è vera salvezza, né vera liberazione. Amate la Madonna, perché una tenera e illuminata devozione a Maria rende più facile e più dolce il compimento della volontà di Dio.
Vogliatevi bene tra di voi nella reciproca stima e comprensione, nella giustizia, nella fraternità, nalla pace.
Rispettate lealmente la vostra coscienza e non traditela mai, perché viene poi il momento i cui bisognerà rendere conto di tutto.
Ogni volta che sulla terra ambrosiana scenderà la sera, dal cielo guarderò su ciascuna famiglia. Pregherò con quelli che pregano. Pregherò per quelli che non pregano. E tutti benedirò. Come già fin d'ora benedico: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Vostro aff.mo Card. Giovanni Colombo