Le insegne pontificali
"Le insegne pontificali sono state istituite e accolte dalla Chiesa, nel corso dei secoli,
al fine di rendere più manifesta ai fedeli la sacra dignità dei Vescovi;
ciò avvenne soprattutto quando la loro consegna cominciò a farsi in modo solenne,
e venne inserita nel rito stesso della Ordinazione,
con formule che esprimevano i compiti pastorali del nuovo Vescovo verso il gregge affidatogli".
Paolo VI, Motu Proprio, Pontificalia Insignia
Lo stemma.
Le figure dello stemma sviluppano il motto programmatico: "Veritas et Amor". Nella parte superiore: esse sono il simbolo della verità eterna che illumina e orienta. Le stelle, passione dei Santi e dei Poeti, guidano infatti il navigante e il pellegrino nel buio della notte. Nella parte inferiore: tre rose d'oro fioriscono nel verde del giardino: esse sono il simbolo dell'amore. Dante raffigura il paradiso, città dell'amore infinito, in una rosa; la Madonna è apparsa a Lourdes con una rosa d'oro su ciascun piede a significare che ogni suo passo è mosso dall'amore.
Ma c'è una persona che è la stessa verità eterna, lo stesso amore infinito, resi concreti e sensibili in mezzo a noi. Questa persona è Cristo, nato da Maria, per opera dello Spirito Santo (ecco la colomba simbolo evangelico dello Spirito Santo).
Lo Spirito Santo porta al mondo il Cristo, verità e amore: Verità che libera, Amore che è vita divina partecipata agli uomini.
Il Vescovo ripieno di Spirito Santo, ne continua la missione testimoniando al mondo Cristo, Verità e Amore.
APPROFONDIMENTI
Il pastorale.
E' una sorta di bastone, dall'estremità ricurva e spesso riccamente decorata, usato dal vescovo nei pontificali e nelle cerimonie più solenni. Deriva dal lituo etrusco. A imitazione di quello usato dai pastori veri, il bastone simboleggia chiaramente e visibilmente la funzione di cura della fede e della morale che l'ufficio episcopale ha sopra la porzione di popolo cristiano a lui affidata, e rimanda direttamente al Vangelo secondo Giovanni nel quale Cristo si autodefinisce "Buon Pastore". Secondo Sant'Ambrogio, il bastone pastorale deve essere al fondo appuntito per spronare i pigri, nel mezzo diritto per condurre i deboli, in alto ricurvo per radunare gli smarriti.
Il pastorale del Cardinale Giovanni Colombo, gli è stato donato dalla Comunità del Seminario Arcivescovile di Milano, per il nuovo incarico di pastore e guida della diocesi, per essere stato educatore di molteplici generazioni di presbiteri della Chiesa ambrosiana. Anche qui possiamo notare la simbologia della colomba, segno dello Spirito Santo; lo stemma sopra le figure di Sant'Ambrogio e San Carlo, da una parte, e il Buon Pastore e la Vergine Maria dall'altra.
"... Ricevi il pastorale,
segno del tuo ministero di pastore:
abbi cura di tutto il gregge
in mezzo al quale lo Spirito Santo
ti ha costituito vescovo
per reggere la chiesa di Dio..."
dal Rito di Ordinazione di un vescovo.
La mitria o mitra.
È' il copricapo usato dai vescovi durante le celebrazioni liturgiche. Il termine deriva dal greco μίτρα, mítra, "fascia", "benda per il capo", "turbante". Anche sulla mitria del Card. Colombo, ritroviamo la simbologia dello stemma: le stelle che orientano il cammino nel buio della notte ispiratrici di poeti e santi. Al centro troviamo il monogramma di Cristo (iscritto nella lettera M) nato da Maria. Nel retro della mitria troviamo ancora la colomba segno dello Spirito Santo.
L'origine della mitria è incerta: secondo alcuni studiosi deriva da un copricapo comune (un turbante o una fascia da annodare sulla fronte); secondo altri deriva da un copricapo sacerdotale; secondo altri ancora dal copricapo specifico dei sacerdoti del culto di Mitra.
La mitria venne adottata dai vescovi dopo il X secolo, ed aveva forma di cono, almeno stando alle testimonianze storiche (così San Pier Damiani, San Bernardo di Chiaravalle, Ugo di Fleury, ecc.) ed iconografiche (vedi l'Exultet della Cattedrale di Bari).
La forma della mitria ha subito nel corso dei secoli varie trasformazioni: all'inizio era simile ad una cuffia arrotondata, poi schiacciata al centro in modo da formare due corni. Questi vennero prima arrotondati, poi appuntiti, a simboleggiare Antico e Nuovo Testamento; essi sono all'origine delle due cuspidi (cornua) che caratterizzano la forma attuale.
La mitria venne così ad essere formata da due pezzi di stoffa rigida di forma approssimativamente pentagonale, uniti parzialmente nella parte laterale in modo tale che le due punte superiori siano libere, e che nella parte inferiore si formi lo spazio per poterla indossare. Presenta anche due nastri di tela nella parte posteriore, detti infule (o vitte, o fanoni), e che scendono sino alle spalle. Quella del Card. Colombo portano ricamate lo stemma episcopale.
"... Ricevi la mitra
e risplenda in te il fulgore della santità,
perché quando apparirà
il Principe dei pastori,
tu possa meritare
la incorruttibile corona di gloria..."
dal Rito di Ordinazione di un vescovo.
Le chiroteche.
Sono dei guanti (composto dal prefisso chiro-, mano, e dal suffisso -teca, custodia) che possono essere indossati dai vescovi, i cardinali e dal pontefice. Riporta degli ornamenti (lo stemma del cardinale Colombo) e una croce dorati che coprono tutta la mano e metà dell'avambraccio. Il colore varia a seconda del tempo liturgico.
Nel rito antico il vescovo, indossando le chiroteche, recita la seguente preghiera (dal Messale del 1962) che infondo ne spiega anche il senso simbolico:
"Circonda le mie mani, o Signore, con la purezza dell'uomo nuovo che discese dal cielo: affinché, come il tuo diletto Giacobbe con le mani ricoperte di pelli d'ariete, offrendo al padre un cibo e una bevanda assai graditi, ottenne la benedizione paterna; così anch'io, offrendo con le mie mani la vittima della salvezza, possa meritare la benedizione della tua grazia".