GIULIO SALVADORI
e GIOVANNI COLOMBO
“Non so chi mi additò un signore dolce e asciutto…
Fu un’apparizione quasi magica…; E' il professor Salvadori...
il mio Maestro dopo il Signore Gesù”.
(G. Colombo)
RICORDI DEL CARDINALE COLOMBO
APPROFONDIMENTI
35.a GIORNATA SALVADORIANA
La Giornata del 24 settembre 2022 all’Auditorium di Palazzo Galletti di Monte San Savino (AR) ha visto dopo i saluti del Sindaco Gianni Bennati e del Presidente del Centro Studi e Documentazione ‘Giulio Salvadori’ Franca Polvanesi, l'introduzione del Prof. Bruno Rossi all'intervento di Paolo Vian ' Aver cura della terra. Le intuizioni salvadoriane'. Il testo è stato letto dal Dott. Lorenzo Vian, nella foto qui sotto, fratello di Paolo (figli dello scrittore Nello Vian), in quanto il Relatore non ha potuto presiedere l'intervento perché in quarantena per il Covid. Qui il testo.
EVENTI
Giulio Salvadori nacque a Monte San Savino (AR) nel 1862. Con la famiglia nel 1865 si trasferì a Roma, dove frequentò la compagnia della "Cronoca bizantina", smarrendo la pratica religiosa.
Nel 1884 cominciò a insegnare ad Ascoli Piceno, dove il venerdì santo dell'anno appresso, ritrovò la fede. da allora, ad Albano, a Roma e a Milano dove passò gli ultimi anni insegnando all'Università del Sacro Cuore testimoniò con carità, coraggio e pratiche austere la sua conversione. Morì a Roma nel 1928.
E' il santo della letteratura italiana contemporanea.
"... Il primo incontro con Giulio Salvadori fu nel novembre del 1926, quando mi iscrissi all’Università Cattolica del Sacro Cuore nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Avevo quasi 24 anni ed ero già prete.
Vestiva sempre di nero. Non saliva mai in cattedra. Sentiva il Vangelo che glie lo proibiva: «Uno solo è il Maestro». Restava in piedi al piano degli alunni, alunno con loro del Maestro d’ogni verità. Talvolta camminava tra i tavolini quasi a vivacizzare la lezione nel colloquio. La fronte ampia, la testa calva, la barba a punta sul mento, lo sguardo penetrante, gli conferiva una somiglianza che a molti richiamava quella di Giuseppe Mazzini.
Alla sua scuola imparai che ogni storia letteraria, e provvidenzialmente quella italiana, è una serie di drammi di coscienza e Cristo li illumina nella Verità. Lui stesso è la Verità. Taluni risultano conformi al modello, taluni difformi, taluni oscillanti.
Quella scuola mi segnò per tutta la vita. Salvadori è un esimio docente di scuola, ma soprattutto è un Maestro di vita. Mi dissi: “Se nella vita fossi destinato ad insegnare Letteratura italiana, e nella scuola postassi, per quel poco che mi è possibile, la mente e il cuore di questo Maestro, mi pare che riuscirei a formare cristiani convinti, più e meglio che se insegnassi un argomento d’indole religiosa”.
Purtroppo la morte lo colse prima che iniziasse il mio terzo anno universitario. Nell’occasione della sua scomparsa, padre Gemelli mi chiamò con voce imperiosa, che non ammetteva renitenze, mi impegnò a scrivere per la rivista “Vita e Pensiero” un articolo su “Giulio Salvadori nell’anima dei suoi scolari dell’Università Cattolica”. Estendendo un poco il tema, e approfondendo qualche pensiero, mi persuasi che, se l’avessi imitato, non avrei tradito il mio sacerdozio, esercitandolo da una cattedra universitaria.
Del resto, Salvadori spesso riteneva la scuola come una responsabilità di cura d’anime, e pensava se stesso come un pastore di giovinezze. Tale era il cammino che a lui, con progressiva chiarezza, aveva assegnato la Divina Provvidenza, dopo il radicale rinnovamento.
La mia strada è stata diversa: dapprima educatore di futuri ministri del Signore, quindi sacerdote con loro e per loro nella Chiesa ambrosiana. Alla fine di ogni strada percorsa, ciò che conta – ci diceva quel grande Padre e Maestro - è il grado d’amore realizzato, quale che sia stata la modalità del servizio compiuto: o di pastore d’anime in una parrocchia, o di apostolo in una comunità ecclesiale, o di animatore nelle istituzioni nella società civile..."
(Giovanni Colombo, Maestri di vita, NED, p.167).
ELENCO DELLE POESIE CONTENUTE
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Contrasto
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Selvaggia e Beatrice
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Saffica ascolana
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Vespere jam facto
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Occhi lucenti
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Lo Spirito presente
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Alba latina
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La ferma Pietra
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Nell'ora mesta
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A Santa Maria delle Vertighe
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Ricordo
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Questo io sognai bambino
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Al piede della Croce
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Sotto il peso dell'onta e del dolore
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Francesco, io vidi l'umile tuo volto
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Ti saluto, fresca erba odorosa
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La predica agli uccelli
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Non ti scordare
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Accenna il cuore
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Un'eco
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Piccole vite
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Refrigerio
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Il chicco di grano
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Dove sei tu?
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Canto nella tempesta
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La Maddalena
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Venne il Signore agli undici raccolti
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Desiderio di vita nova
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Dolce Signora
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L'ora di Dio
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Laudato sii, mio Signore
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Nella notte della Risurrezione
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A Dio
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Il Gran Mistero
GIULIO SALVADORI
DESIDERIO DI VITA NOVA
Poesie scelte e commentate da GIOVANNI COLOMBO
Ed. Libri Scheiwiller, Milano 1982
dal PROLOGO
Chi ripensa a distanza la giovinezza di Giulio Salvadori, coglie una natura fervida, ricca di germi poetici. Se questi avessero potuto giungere senza interruzioni alla fioritura, il Salvadori sarebbe diventato un poeta dagli orizzonti limpidi e soavi come piacevano a Virgilio, anche non pretendendo di uguagliarne l’inarrivabile misura. Venuti meno i giovanili argomenti, avrebbe forse ripreso nella maturità il disegno del
Canzoniere civile, in poesia e prosa alla maniera di Dante, per approfondirlo, completarlo e farne la narrazione epica della civiltà italiana, incentrata nella grande rivoluzione portata nel mondo delle coscienze dal fatto cristiano.
Ma è noto il travaglio di quella sua giovinezza. Trapiantato con la famiglia dalla terra toscana nella capitale del nuovo regno in tamultuosa crescita, sentì e visse la suggestione del risorgente paganesimo nutrito dal classicismo carducciano, frequentando l’ambiente della "Cronaca bizantina". Non fu il sobrio nella compagnia dei presi dal vino, e si accomunò negli ideali e nelle lotte ad amici destinati a essere presto famosi.
Tralignò e si contaminò. Infiammato da una sete sconfinata di sapere, che metteva a nudo anche il fondo del suo spirito ragionativo e la sua esigenza di verità, si abbeverò della scienza naturalistica darwiniana, e la ritenne e proclamò con entusiasmo spiegazione totale dell’universo.
Nel frattempo avvertì il bisogno di una riflessione per chiarire le incertezze di pensiero e di coscienza, che rimanevano sotto l'apparente sicurezza. Chiese e ottenne, prima della laurea, un incarico d’insegnamento liceale ad Ascoli Piceno. Qui il superamento d’una impetuosa passione per una donna gentile, non libera, portò la crisi al punto risolutivo. L’intimo dramma ebbe l'epilogo, nel Venerdì Santo 1885, con la rinascita.
Tornò cristiano, di mente e di cuore, e nella pratica della vita. A ricordo di quella vicenda d’amore, rimasero i tre sonetti senza titolo, la sua più pura e alta lirica.
Ogni conversione è un’esperienza sconvolgente, inenarrabile. Il poeta Salvadori rammentò d’averne avuto come una spada, e d’avere tagliato fino in fondo, nonostante che il cuore sanguinasse. Recise gli affetti vietati, e non risparmiò le inclinazioni consentite: la vocazione poetica e l'esercizio dell’arte.
Il Canzoniere civile, meditate e composto negli anni seguiti alla crisi, fu l’ultimo atto voluto di presenza nel mondo della poesia e della riflessione letteraria. Dopo quel libro, si raccolse più interamente nel dialogo con Dio, scegliendo come campo d’azione la scuola. Il rapporto educativo con gli alunni doveva essere pieno, senza l'impedimento che potesse provenire da una sua fama artistica. Una volta, l’unica, accennò a tale intenzionale rinunzia, in una lettera a un amico: "Perché mi vuoi mettere tra i poeti famosi? Non sono,- né ho voluto essere".
Unicamente gli importava trasmettere la Parola, la sola che salva, quella del Vangelo. Se continuò a comporre, in qualche momento, poesie, non era che per suo conforto e per testimoniare la Verità, anche in quella forma, fino all’ultimo. Ma accadeva che talvolta la sua voce risplendesse anche di poesia umana, di là dalle intenzioni di chi si era cosi austeramente modificato.
Bonaventura Tecchi, antico e convinto alunno del Salvadori, docente universitario di Letteratura tedesca
e scrittore di squisito gusto, disse un giorno che si poteva mettere assieme una scelta rigorosa di liriche salvadoriane, di prima e dopo il rinnovamento. Non tutte quelle che possano essere ritenute di valore figurano, siamo convinti, nella presente esigua raccolta. Ma, anche in limiti così ristretti, questa valga a rivelare il dono di poesia proprio del cantore dell’"umile Italia", cara a Virgilio e a Dante.
+ Cardinala Giovanni Colombo
IL GRAN MISTERO
Testo di Giulio Salvadori.
Musica di mons. Luciano Migliavacca.
Coro della Cappella musicale del Duomo di Milano.
(La Cantata è qui presentata nella sua riduzione per coro, pianoforte e harmonium)
32a GIORNATA SALVADORIANA
Monte San Savino (AR) "Auditorium Palazzo Galletti - Gamurrini" 6-7 ottobre 2018
Per l'occasione Mons. Francantonio Bernasconi già segretario particolare
del Cardinale Giovanni Colombo, presenterà il suo libro:
"Giulio Salvadori, Servo di Dio, dalla cattedra un formatore di giovani" programma