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L'ARCIVESCOVO DI MILANO ANGELO SCOLA a CARONNO

Il Cardinale a Caronno Pertusella, ricorda la figura esemplare del predecessore Giovanni Colombo, nativo appunto di Caronno e dice «Abbiamo bisogno di vivere con autenticità»

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RICORDANDO LA VISITA DELL'ARCIVESCOVO SCOLA

A CARONNO PERTUSELLA 

PER L'ANNO COLOMBIANO 2012/2013 

- 5 maggio 2013 -

 

E’ stata una giornata indimenticabile per la comunità di Sant’Alessandro e quella di Santa Margherita.

La visita del cardinale è stata un’emozione che resterà scolpita indelebilmente nella memoria dei fedeli anche per il messaggio di speranza che ci ha lasciato”. 

Con queste parole Mons. Francantonio Bernasconi, l'allora parroco della Comunità di Caronno Pertusella racconta la visita dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola che ha visitato la chiesa e l’oratorio di Sant’Alessandro e poi quella di Santa Margherita. Tantissimi i caronnesi che sono accorsi per vedere da vicino il cardinale alla sua prima visita nel Saronnese.

Tante le strette di mano, le foto fatte con il telefonino e gli applausi che hanno saluto l’arrivo delll’arcivescovo a Caronno e a Pertusella. Una visita nata per commemorare nel centenario della sua nascita il cardinal Giovanni Colombo.

Nella sua omelia a Santa Margherita, davanti alle autorità cittadine e con la presenza di Francesco La Rosa primo cittadino di Niscemi, il cardinale ha lasciato un messaggio di speranza: ”Quando ci sono delle difficoltà bisogna farsi forza e andare avanti sorretti anche dalla consapevolezza che alla fine ci attende la grande gioia.

E’ come quando una madre deve partorire: i dolori del parto sono difficili da sopportare ma sopporta perchè sa che l’aspetta la felicità di una nuova vita”.

di Annamaria Braccini

 

La responsabilità della testimonianza che nasce dall’essere eredi di un storia di fede radicata nella nostra terra ambrosiana e resa viva dalla presenza di esempi umani e sacerdotali come Giovanni Colombo.
Il cardinale Scola arriva a Caronno Pertusella, ma sarebbe meglio dire, prima a Pertusella, nella parrocchia S. Alessandro, voluta dal cardinale Montini e, poi, per la celebrazione eucaristica, nella chiesa di Santa Margherita, unite in Comunità pastorale (insieme alla frazione di Mariola) dal 2006. Occasione, più volte richiamata anche dal parroco, monsignor Francantonio Bernasconi, l’Anno Colombiano, celebrato nei centodieci anni dalla nascita del cardinale Colombo, nativo appunto di Caronno, a mezzo secolo dalla sua nomina ad Arcivescovo di Milano (fu Pastore sulla Cattedra di Ambrogio e Carlo dal 1963 al 1979) e a vent’anni dalla morte, avvenuta il 20 maggio 1992.
E così anche la benedizione delle artistiche, nuove vetrate di Sant’Alessandro diviene, per il cardinale Scola, circondato dell’affetto di molti fedeli, un momento di riflessione per fare breve memoria della amata e luminosa figura del predecessore e del significato profondo delle opere vetrarie dedicate ai Sacramenti e alle Opere di misericordia.
«La bellezza del gioco di colori e dei disegni ci ricordano con la luce che i sacramenti sono la radice concreta della nostra fede. In epoche di crisi come questa che – ne sono a conoscenza –, batte anche i vostri generosi e industriosi luoghi, bisogna ripartire da uomini e donne rinnovati, capaci di un’effettiva amicizia civica e di quella testimonianza che è la sola fonte di speranza condivisa».
Parole che trovano un immediato e simbolico passaggio delle consegne in quelle dei parrocchiani che si raccoglieranno già nei prossimi giorni attorno a una croce posta al centro del paese. Croce con inciso quel In hoc signo vinces, della visione costantiniana, quasi a legare i due Anni che, come Diocesi, stiamo vivendo, i diciassette secoli dell’Editto di Milano e il Colombiano.
Poi, ancora tra tanta gente che si affolla nella antica e storica chiesa di Santa Margherita, la celebrazione dell’eucaristia, presieduta dall’Arcivescovo cui sono accanto, tra gli altri, monsignor Bernasconi, che fu anche segretario del cardinale Colombo e l’altro dei segretari del Cardinale, monsignor Silvano Motta.
«Siamo in un luogo particolarmente significativo per la memoria del mio predecessore che qui ricevette la gloria del battesimo e dove tornava regolarmente nella festa di Ognissanti», nota subito il Cardinale, che richiama anche le espressioni affettuose che Colombo gli scrisse per la nomina episcopale.
E, sulle letture del giorno, l’Arcivescovo prosegue suggerendo, allora, la necessità di avere dei maestri, specie nel mondo di oggi «nel quale molti sono tentati dall’idea che l’insegnamento di Gesù sia superato». Vedete come è difficile specie per le generazioni intermedie – dice, rivolgendosi direttamente a chi ascolta con attenzione –, vivere il battesimo in maniera autentica, portando nel lavoro e nella società il nostro essere cristiani. È come se non possedessimo la verità per intero, quella verità, che seppure qualcuno sostiene che non esista o abbia più facce o che sia irraggiungibile per l’uomo, per noi invece è la persona stessa di Cristo».
Gesù, Verità, Via e Vita «che interroga la nostra libertà donando un senso a un’esistenza piena di speranza, nella consapevolezza del perché si nasce, perché si muore, della differenza tra uomo e donna».
Tutto ciò diventa possibile proprio perché il Signore ci accompagna nel cammino: Gesù che è, dunque, ponte tra noi e il Padre, «vero e unico sacerdote», come si dice nella Lettera agli Ebrei. E come Paolo si fece apostolo delle genti, così anche noi oggi abbiamo la stessa responsabilità. «Occorrono apostoli, cioè testimoni: nessun bisogno della Chiesa è più importante e urgente di questo», scandisce il Cardinale. «Voi avete il dovere storico dell’impegno a rinnovare con energia la vita quotidiana anche in questo momento di fatica, nella prova che state attraversando. Anche a livello dell’edificazione del bene comune occorrono misure, finanza, leggi, economia adeguate, ma vi è anzitutto necessità di uomini e donne che vivano secondo verità, bontà e giustizia, altrimenti non c’è Chiesa e non c’è società civile. Prima di giudicare, dobbiamo guadare a noi stessi e domandarci se stiamo vivendo con autenticità il dono della fede che ci consente di essere, a pari titolo e nel rispetto di tutti, veri cristiani e buoni cittadini».

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